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“Dell’immaginario, del reale”: mostra fotografica di Michele Del Donato a Comiso
Si inaugura l’11 febbraio, a Comiso, alle 19, la mostra fotografica “Dell’Immaginario, del reale”, di Michele Del Donato. La mostra sarà ospitata presso la galleria “Momm”, in via Papa Giovanni XXIII, 43. Sarà curata da Antonio Bonifacio (creatore della galleria) e da Alessandra Mercorillo. La mostra era in programma lo scorso 14 gennaio, poi venne rinviata.
Scrive la giornalista Loredana De Pace, giornalista e curatrice della mostra:
“Nella produzione di Michele Di Donato il reale si mescola all’immaginario, il confine fra le due dimensioni si allarga e nel mezzo si materializzano scene che possiedono un po’ di entrambe. Di Donato applica cioè una sua formula per fotografare la realtà che lo circonda alla stessa maniera in cui intercetta l’onirico, ossia quelle scene che popolano nel silenzio della notte, il caos delle menti sopite.
Inoltre, chi affonda le sue radici nelle terre del Sud, qualunque esso sia (Michele è nato in Puglia e vive in Sicilia), sviluppa una certa capacità di riconoscere scenari metafisici – composti di piccoli borghi, paeselli di collina, vicoli con case in pietra – e di individuare in questi luoghi vibranti di gesti tradizionali una certa fissità che invita alla contemplazione di cose immutate che la storia ha conservato intatta, per gli occhi di tutti, fino a oggi. L’autore non si sottrae a questa forma di osservazione e la percorre trasversalmente, per l’appunto fra immaginario e reale.
Michele Di Donato si definisce un dream catcher, un acchiappasogni che cerca di dare forma alle immagini che vagano nella sua mente. Regista delle sue fotografie, Michele è da sempre contrario all’assunto bressoniano del carpe diem che non lo ha mai romanticamente travolto, affascinato. Al contrario l’autore parte dal concetto opposto perché, spiega “non perseguo un istante, piuttosto incoraggio un evento a manifestarsi come si può incoraggiare una storia a raccontarsi”. E prosegue: “Lavoro con molta lentezza. La mia macchina fotografica non è libera di vagabondare, il punto in cui decido di collocarla non è dove sta per accadere qualcosa, ma è laddove verrà riportato un certo numero di avvenimenti. In questo modo cerco di trasformare i miei soggetti in narratori, cerco di far svolgere alla macchina fotografica un ruolo di ascolto per catturare non solo il soggetto, ma anche l’energia che lo muove”.
Nella mostra presentata presso gli spazi della galleria MOMM Studio e intitolata Dell’immaginario, del reale sono proposti tre momenti di riflessione sui temi cari all’autore: le immagini, infatti, sono quelle dei progetti Non luoghi, I Siciliani e REM. Il corpus dell’esposizione tuttavia resta unico perché la ricerca di Michele lega la realtà tangibile a quella onirica, passando anche per la terra e le genti che abitano l’antica Trinacria, densa di voci, di tableau vivant, veri e propri quadri viventi immobili e stanziali che di fronte alla sua fotocamera diventano immagine. Michele individua un senso di atemporalità e straniamento anche in quei luoghi che stanno perdendo o hanno già dimenticato la loro identità, territori di passaggio di cui nessuno si cura, vuote campiture fatte di lampioni, panchine e piazzali nei quali l’umano è solo in transito.
Punto di forza dell’esposizione è l’ultimo lavoro (in ordine di tempo) che l’autore siciliano ha chiamato REM, Rapid Eye Movement, ossia il rapido movimento che gli occhi compiono durante quella fase del sonno nella quale prendono luogo e vita i sogni. In queste immagini i contorni del reale si sfumano, si apre un canale – tutto onirico – che ci indirizza alle profondità di un mare inconscio dove è solo silenzio, dove si abbattono le barriere della razionalità. “Nei sogni non ci sono limiti né di spazio né di tempo. Io vivo così. Faccio molta fatica a rientrare nella realtà, infatti tendo continuamente a sconfinare nel sogno”, commenta l’autore. La sua fotografia traduce visivamente questo transito continuo dalla realtà al sogno, assumendo le medesime caratteristiche estetiche: per tale ragione i bianconeri di Michele Di Donato sono densi e contrastati, proprio “come se si stesse per entrare in un imbuto, cioè in una mente umana”.
Di Donato si potrebbe definire anche, come a lui stesso piace, un fautographo, un fotografo dell’errore. Per quale ragione un autore dovrebbe sbagliare volontariamente? Cadendo in errore, la fotografia “esplora il suo confine e tocca il limite dell’illecito”. Per questo osare in un campo rischioso, quello per l’appunto dell’errore, le immagini generano “misteriose entità che si esprimono secondo tempi e modi inaspettati, varcano i limiti del medium e alludono ad altri mondi possibili”. Per conseguire tale risultato espressivo, Michele Di Donato si serve di vari espedienti tecnici quali la lunga esposizione, i filtri ND, la fotocamera a foro stenopeico. Le immagini in mostra sono un mix di scatti effettuati con l’iPhone, la compatta, la reflex e con una pinhole camera. “Fotograferei anche con un pacchetto di sigarette se mai me ne capitasse l’occasione”…
Oublier le medium ossia “dimentica il mezzo”, sosteneva Man Ray, il grande fotografo surrealista (ma anche dadaista e libero da ogni definizione legata a una corrente artistica). Esci dagli schemi ogni volta che scatti, sorprendi, fai sussultare chi guarda, fotografa sempre puntando la fotocamera (qualunque essa sia) al confine fra realtà e immaginazione…
In definitiva Michele acconsente in stato di veglia alla circolazione libera delle pulsioni e degli istinti in assenza di nessi logici, e sovverte l’ordine di tempo e spazio proprio come accade nella fase REM. “Nel sogno, infatti, il meccanismo principale è lo spostamento: una rappresentazione mentale può sostituirne un’altra o più significati possono confluire in un’unica rappresentazione”, specifica l’autore.
Insomma, perché aspettare di dormire e sognare per liberare la memoria, slegarsi dalle connessioni razionali? Michele, da sveglio, apre tutto l’archivio dei ricordi e lo fa circolare liberamente dentro le sue fotografie”.